Il tema dei corsi di pittura per questa stagione è Caravaggio e Cabinet Making e propone le seguente domande:
1. Fino a che punto la realizzazione di un’immagine per Caravaggio si appoggia ad un processo preciso?
2. Quanto quel processo contribuisce ad un esito prevedibile?
3. Attraverso quali mezzi possiamo approfondire questa analisi?
4. Quanto di questo processo richiede un spostamento da un’osservazione fedele ad un’intenzione concettuale?
Mi spiego meglio:
Quando parlo di ‘cabinet making’, mi riferisco letteralmente al processo attraverso cui un falegname realizza un set di mobili. Presumibilmente, il falegname è in grado di produrre tanti mobili quanti ne sono richiesti e, se necessario, anche tutti quasi uguali. Questo vuol dire che il processo ha una struttura intrinseca che aiuta a guidare l’abilità del falegname in modo tale da raggiungere un risultato prevedibile.
Può essere uguale per un pittore? Io penso di sì.
La domanda diventa: che tipo di mobile vogliamo costruire? E la domanda che voglio porre durante questi corsi è: possiamo realizzare un “mobile” nel modo in cui lo farebbe Caravaggio?
Per trovare una risposta, credo che dobbiamo affrontare le domande che ho posto all’inizio, soprattutto l’ultima:
Quanto di questo processo richiede un spostamento da un’osservazione fedele ad un’intenzione concettuale?
Quando parlo di ‘osservazione fedele’ mi riferisco al basare le nostre decisioni esclusivamente su quello che vediamo. Dipingere dal vero può portare al problema di essere troppo fedeli all’osservazione senza avere il coraggio di stabilire una realtà relativa che lasci spazio ad una qualche decisione più concettuale.
Quando parlo di ‘intenzione concettuale’ mi riferisco al conoscere come manipolare manualmente elementi come luce, spazio e volume in modo da creare una illusione tridimensionale su una superficie bidimensionale basandoci sulla conoscenza concettuale (e non sull’osservazione fedele) e applicando questa conoscenza per giungere all’immagine finale.
Unitevi a me in questo viaggio!